Intervista apparsa su Il Desk il 16 aprile 2014

Truppi ma quando stoni sbagli o lo fa di proposito?
Mi sono fatto l’idea che sbagliare è quando non c’è corrispondenza tra intenzione ed esito. Questo per fortuna per quanto riguarda la parte “canora” del mio disco non si verifica. Ti devo anche dire che non è accaduto nemmeno che in studio mi sia messo dietro il microfono dicendomi “dai, ora stona”.

Quali sono oggi e sono stati in passato i tuoi riferimenti tra i cantautori italiani e stranieri?
Fabrizio De André, Piero Ciampi, Gianfranco Marziano, Paolo Conte, John Lennon, Jacques Brel.

Stai per caso maturando la scelta di fare pezzi più orecchiabili per vivere di sola musica?
Il fatto è che sono convinto che le mie canzoni siano estremamente orecchiabili.

Come va con le aperture agli Zen Circus? Meglio che pascolare nel cantautorato romano? Approposito che pensi del cantautorato romano?

Per ora con gli Zen ho fatto solo l’Alcatraz a Milano ed è andata molto bene, vediamo che succede con le prossime date. Non capisco bene che vuol dire pascolare nel cantautorato romano, ma comunque io non pascolo. Non ho mai pascolato. Non penso niente di specifico sul cantautorato romano in quanto diverso da quello italiano o milanese. In generale, per come è costruita la mia sensibilità, mi colpiscono i singoli.

Sei tra i pochi, se non l’unico, napoletano con riferimenti discreti alla città. Nel video “La Domenica” le zone intorno piazza Vanvitelli sono mischiate con scene di quartieri romane, quasi una Napoli denapoletanizzata come il tuo cantare… insomma che rapporto hai con Napoli e i napoletani e la scena napoletana?

Napoli mi mette in difficoltà, come tutto quello che mi costringe ad entrare in contatto con le viscere indipendentemente dalla mia volontà. Quello dei napoletani continua ad essere il mio sguardo preferito sulla realtà. Riguardo la scena napoletana è un po’ come la domanda di prima: ci sono alcuni artisti a Napoli che stimo molto e da alcuni credo di essere ricambiato. Sul resto non ti so dire granché.